Due anni di delirio, di terrorismo mediatico e di vessazioni da parte del governo. E ora? A che punto siamo?
Ho vissuto, come tanti, la paura della morte, per me e per chi amo.
Ho vissuto profondamente sentimenti quali lo sconforto, l’incertezza, il dubbio, l’incredulità, la solitudine.
E mi sono accorta che tutto quello che ho attraversato è diventato parte integrante di me e ha dato vita a una Claudia nuova, più radicata, concreta, determinata. Un po’ tedesca, forse.
Pur sempre visionaria.
Faccio parte dei dissidenti, di chi si pone domande e non accetta a prescindere ogni risposta, di chi mette in discussione l’autorità, i dogmi e i luoghi comuni. Continuo a pensare con la mia testa, a informarmi e a informare, per non perdere la mia identità e non relegarla a un qrcode che può decidere della mia libertà e dei miei diritti.
Quindi, a che punto siamo?
Vi dico a che punto sono io: ora mi trovo a dover affrontare l’iter di contestazione di una multa di 100 € rivolta agli over cinquanta non vaccinati e a vivere la precarietà di un lavoro nella comunicazione legato all’essere partita IVA. Dovrei essere agitata, quanto meno arrabbiata, credo.
Eppure, no.
Ho scelto di ascoltare il mio corpo e di rispettarlo.
Ciò che avviene ed è avvenuto è frutto di decisioni scellerate da parte di un governo che ha a cuore profitti e non la salute dei cittadini.
Mi sento dalla parte giusta, se una parte giusta c’è. Per lo meno sento di aver fatto la scelta giusta per me.
E questo mio sentire si conferma ogni volta che leggo le notizie che passano in tv e sui giornali, ancora di più quando leggo gli striscioni dei giornalisti che manifestano il primo maggio e passano questo messaggio “la nostra precarietà è la vostra disinformazione”.
Eh no, miei cari. L’etica non ha nulla a che vedere con la precarietà del lavoro, una condizione che riguarda tutti i settori, e che preclude la programmazione del proprio futuro.
“Il giornalista deve rispettare, coltivare e difendere il diritto all’informazione di tutti i cittadini; per questo ricerca e diffonde ogni notizia o informazione che ritenga di pubblico interesse, nel rispetto della verità e con la maggiore accuratezza possibile” (Carta dei doveri del giornalista)
Che ognuno si faccia un esame di coscienza.
Io ho messo le mie capacità di comunicazione al servizio della collettività, e questa è la cosa più bella che poteva avvenire nella mia nuova vita.
È avvenuta la speciazione, ne siete consapevoli?
Quindi, benvenuti nel nuovo mondo.
Di Claudia Baldini (Direttore editoriale e divulgatrice)