La questione vaccini è riuscita a spaccare la società in due. Da una parte quelli che hanno detto sì all’inoculazione del siero sperimentale, dall’altra quelli che hanno deciso diversamente.
Sia che ci si trovi da una parte o dall’altra, ognuno si è assunto le proprie responsabilità anche se è noto che chi non si è vaccinato ha subito e sta subendo gravi limitazioni e privazioni dei diritti fondamentali.
Già sono molte/troppe le coppie in periodo pandemia sono arrivate a chiedere la separazione, spinti anche da posizioni vaccinali opposte. Ma non solo. Mamma e papà si sono trovati a doversi confrontare proprio su queste posizioni riguardo ai propri piccoli. Vaccinarli, sì o no?
Aiutare i genitori a fare la scelta migliore per i propri figli minori, dando strumenti medico scientifici con il dottor Eugenio Serravalle (pediatra e Presidente dell’Associazione Studi Scientifici e Informazioni sulla Salute) e legali con l’avvocata Paola Ripa (cassazionista, si occupa di diritti delle persone e della famiglia) è l’intento della live sui nostri canali, cui segue la trascrizione.

Baldini: In periodo di pandemia, molte coppie sono arrivate a separarsi spinte da posizioni contrapposte riguardo alla vaccinazione, ma non solo, i genitori si sono trovati anche a doversi confrontare riguardo la vaccinazione per i propri figli minorenni. Quali sono i temi giuridici che ha sollevato la vaccinazione anti-Covid sui minori?  

Ripa: Sono veramente tanti; innanzitutto, il diritto alla salute dei minori è un diritto di tutela rafforzato perché parliamo di soggetti in età evolutiva. Questo tema è emerso poiché, a volte, all’interno delle famiglie si riscontrano posizioni diverse: il genitore favorevole al vaccino e il genitore non favorevole. In caso di disaccordo, sicuramente la via maestra sarebbe la via di una mediazione e quindi di capire esattamente che cosa è meglio per il minore di quella determinata famiglia e, soprattutto, non usare la problematica insorta in maniera strumentale. Nel nostro ordinamento giuridico, i minori sono ascoltati dal dodicesimo anno di età e quindi in caso di contradditorio, vaccino sì/vaccino no, il genitore che vuole vaccinare chiede l’autorizzazione al giudice, perché al momento di recarsi in un Hub vaccinale ci vuole il consenso di entrambi i genitori. Si tratta di fare un ricorso al tribunale ordinario perché il problema di contradditorio vaccinale è un problema di esercizio della responsabilità genitoriale. Questo significa che i genitori sono responsabili di curare, di educare e di trarre il meglio dai propri figli e sicuramente di decidere insieme un fatto straordinario come quando si parla di una vaccinazione sperimentale, fatto assolutamente straordinario rispetto alle vaccinazioni obbligatorie.

Baldini: Per quali motivi viene richiesta la consulenza tecnica di un perito?

Serravalle: All’interno di questo genere di conflitto, la parola tocca al giudice che deve decidere in base ad alcuni elementi tecnici. Quindi, il giudice si rivolge all’esperto e l’esperto fornisce quegli elementi e quelle conoscenze che possono permettere una giusta decisione. A volte, mi è capitato che fornendo un parere si sia, in qualche maniera, risanato il conflitto tra i genitori, perché magari i genitori non sapevano le cose che io avevo scritto nella relazione. Queste relazioni sono basate, generalmente, su quattro punti fondamentali: il primo è la reale incidenza e pericolosità della COVID19 nei bambini; il secondo è l’efficacia della vaccinazione in ambito pediatrico; il terzo si riferisce ai rischi della vaccinazione in ambito pediatrico; ed il quarto mette in evidenza l’inutilità della vaccinazione nel creare quell’immunità di gregge che si è visto non essere possibile con i vaccini attualmente in uso.

Con la Commissione Medico Scientifica Indipendente (CMSi) di cui faccio parte, abbiamo scritto molte richieste di moratoria di questa vaccinazione tra i bambini e affermato che, in base alle evidenze non c’è alcuna emergenza Covid tra i bambini. In medicina non contano le opinioni ma i fatti! E un fatto determinante, oggi, è che con la variante Omicron si è avuto un cambiamento della pandemia: il virus è più diffusivo, più contagioso, ma di minore gravità anche e soprattutto tra i bambini.

(1) Questi sono i dati che l’ISS ci fornisce settimanalmente: minor accesso al pronto soccorso, minori ricoveri in terapie intensive. In 27 mesi, i ricoverati nella fascia pediatrica da 0 a 15 anni sono stati complessivamente 293 e ancor meno sono quelli delle due fasce d’età in cui è ammessa e consentita la vaccinazione; quindi, si dice che i ricoveri in terapia intensiva corrispondono a 1 ogni 10 mila bambini contagiati, ma detto così è una verità parziale, o per lo meno, è un dato parziale, perché noi dobbiamo fare questa proiezione su tutta la popolazione generale e non soltanto su quanti vengono conteggiati. E allora i ricoveri in terapia intensiva nella fascia 5 – 11 anni è uno su 43.500, nella fascia 12 – 15 anni è uno su 28 mila circa. Prendo in considerazione il ricovero in terapia intensiva e non il ricovero ordinario, perché tante volte i bambini vengono condotti al pronto soccorso e lì ricoverati semplicemente perché hanno la febbre elevata oppure perché hanno vomitato oppure hanno la diarrea; ma queste sono cose molto comuni che capitano frequentemente.

(2) Il dato fondamentale è quello dei decessi. I deceduti in età pediatrica in questi 27 mesi sono stati complessivamente 46. Quando forniamo numeri di questo tipo, già rassicuriamo le persone che non devono vivere questa pandemia come un terribile flagello e questo ha permesso di cambiare le carte in tavola. È chiaro che 20 morti l’anno sono una tragedia per la famiglia a cui capita una sciagura di questo tipo, ma noi dobbiamo rapportarlo con quella che è la mortalità dei bambini. Per un pediatra come me, ogni bambino perso è una tragedia immensa; io ricordo benissimo i bambini che ho seguito e che non ce l’hanno fatta, ma dobbiamo avere misura e idea di quelli che sono effettivamente i dati. Ad oggi, ancora non disponiamo di un’informazione fondamentale, cioè non sappiamo se i bambini deceduti in Italia fossero affetti da altre patologie e quanto davvero la COVID abbia inciso in una situazione clinica già compromessa. Abbiamo un dato che proviene dalla Germania che ci dice che i bambini deceduti in fascia di età 5 – 11 anni senza patologie erano zero: nessun deceduto.

Per indurre i genitori a vaccinare, sono stati sollevati due spettri:

1) uno è quello della MIS-C (malattia infiammatoria sistemica) che colpisce i bambini, una patologia molto rara, una patologia di eziologia ancora non del tutto definita e per la quale il rischio annuo di ricovero è la metà di quello dei casi di ricovero per influenza o per infezione da virus respiratorio sinciziale dei bambini da 5 a 10 anni. Oltretutto, la MIS-C comincia ora ad essere segnalata come complicanza della vaccinazione stessa.

2) l’altro fattore di rischio che viene evocato spesso è quello della LONG COVID. Abbiamo un po’ ingigantito anche questo fenomeno: il pediatra sa che ogni malattia infettiva può determinare e determina spesso dei sintomi di lunga distanza che possono essere fastidiosi ma non gravi; infatti, le richieste di consulenze mediche nei pazienti post Covid sono inferiori alle richieste di consulenze per altre forme virali.

Noi siamo tra quei paesi che raccomandano la vaccinazione pediatrica, ma non tutti i paesi europei hanno deciso di raccomandarla. Ad esempio, nei paesi scandinavi o anche nel Regno Unito la vaccinazione è consigliata soltanto per i soggetti a rischio, ma non per tutta la popolazione pediatrica. È molto importante vedere l’efficacia della vaccinazione tra i bambini e su questo ci possono dare informazioni proprio i dati e bollettini sanitari.

(3) Questi sono stati resi pubblici dal 16 marzo 2022 e abbiamo visto che inizialmente la malattia, l’infezione dal Covid-19 era più frequente in bambini non vaccinati rispetto ai bambini vaccinati ma, improvvisamente, è emerso che i bambini con ciclo vaccinale di base completo erano più suscettibili all’infezione (10%) rispetto ai non vaccinati. E ogni settimana questa percentuale è andata aumentando; il 19% la settimana successiva, fino all’ultimo bollettino in cui questa percentuale è arrivata al 33,9%. Questo significa che in base ai tassi di incidenza è maggiore il rischio di essere contagiati tra i bambini vaccinati rispetto ai non vaccinati. E questo non riguarda solo i bambini, perché nell’ultimo bollettino la percentuale si è invertita anche per la fascia di età fino a 39 anni.

Per quanto riguarda gli eventi avversi, mi limito semplicemente a dire qualcosa sulle miocarditi, patologia purtroppo diventata nota. In base ai primi dati americani, è stato emesso l’avviso che la miocardite può essere una complicanza del vaccino, cosa che inizialmente non era venuta fuori. Abbiamo così notato un aumento esponenziale di casi di miocardite e di pericardite che supera persino il dato delle miocarditi che si possono verificare durante la Covid. Sono queste le informazioni che bisogna comunicare alle persone prima di decidere se vaccinare o non vaccinare i propri figli e gli elementi che bisogna fornire al giudice affinché possa prendere una decisione informata. Perché poi è sua la responsabilità nel caso si dovesse verificare una reazione avversa di questo tipo.

Baldini: Può dirci qualcosa in più sulla miocardite?

Serravalle: La miocardite è un’infiammazione del muscolo cardiaco, mentre la pericardite è un’infiammazione del pericardio, la membrana che avvolge il cuore. È una patologia che, a volte, non è riconosciuta e per questo motivo ci può essere l’arresto cardiaco e la morte improvvisa. Il mio consiglio, in caso di una stanchezza prolungata, una stanchezza anomala del ragazzo, è di eseguire subito gli accertamenti necessari se nell’anamnesi c’è una vaccinazione precedente.

Si era detto che la miocardite da vaccino fosse una patologia banale e lieve in realtà non è così perché la miocardite determina sempre una cicatrice del cuore e a seconda di dove è localizzata questa miocardite si può avere anche un evento fatale, per cui non va trascurata!

Baldini: Quindi quali sono gli esami da fare?

Serravalle: gli esami da fare sono: elettrocardiogramma, ecocardiogramma ed esami ematochimici, soprattutto la troponina. Naturalmente, affermando che sono più frequenti i casi di miocarditi e pericarditi post vaccinazione, non si vuol dire che il vaccino causa la miocardite: il vaccino può causare un aumento di miocarditi ma, ovviamente, non su tutta la popolazione.

Baldini: Ci sono già delle sentenze su questo tema, di cui ci può parlare?

Ripa: Sì, c’è stata un’evoluzione giurisprudenziale. Alla fine del 2020 e nei primi mesi del 2021 la giurisprudenza si è mossa in linea con il filone vaccinista, perché spesso noi avvocati non abbiamo le competenze del dottor Serravalle e abbiamo fatto le prime cause senza consulenze tecniche; quindi il giudice, avendo dei dati forse anche incompleti da parte di noi avvocati, tendeva ad appoggiare il genitore vaccinista, autorizzando così il minore a essere vaccinato, dando importanza all’interesse collettivo, a volte superiore dell’interesse individuale del minore. Il giudice affermava che, essendo il vaccino autorizzato dalle autorità sanitarie, in assenza di un certificato negativo del pediatra che ne affermava l’inutilità per quel determinato bambino, lui si doveva basare sui dati ufficiali che consigliavano il vaccino, sia per l’interesse individuale che per quello della comunità. I giudici affermavano, inoltre, l’interesse del minore ad avere una vita di relazioni sociali; i ragazzi non vaccinati non potevano fare sport, andare in palestra, in piscina, per cui veniva a mancare il diritto alla salute. A marzo, con una sentenza storica del tribunale di Pistoia, inizia un filone più cauto: qui appare il principio di precauzione per cui non si è autorizzato il genitore vaccinista a vaccinare perché, secondo il giudice, nel trade-off fra benefici e rischi bisogna avere cautela.

Nel caso in cui ci sia un disaccordo genitoriale, il mio consiglio è sicuramente di rivolgersi a un avvocato; ma questo avvocato necessita di una consulenza tecnica d’ufficio, perché nella decisione il giudice ha bisogno di competenze giuridiche ma anche di competenze mediche che noi avvocati non siamo in grado di dare.

Il principio di precauzione e l’interesse superiore del minore devono essere tutelati dal tribunale perché sono i principi cardini del diritto minorile in Italia, tutelato dalla Costituzione e dalle Convenzioni internazionali. In questi giorni, abbiamo avuto delle sentenze che vanno in questa direzione.

Baldini: Dott. Serravalle ci sono due sentenze in cui lei ha partecipato e ha fatto cadere l’ago della bilancia a favore della non vaccinazione del bambino; quali sono stati gli elementi che hanno favorito la presa di posizione del giudice?    

Serravalle: le motivazioni sono differenti perché in una delle due cause il bambino era stato già precedentemente contagiato e attualmente lo status di guarito permette l’ottenimento di una dose singola, ma non permette di saltare la vaccinazione. Nell’altro caso, invece, l’argomentazione si è concentrata sulla non utilità del vaccino, sulla sua scarsa capacità di contenere la pandemia e la diffusione del virus, argomento fondamentale a sostegno dell’obbligo vaccinale. Oggi tutti i dati scientifici dicono questo: i vaccini non sono capaci di contenere il contagio, perché non sono stati studiati e progettati per questo; pertanto, non possono concorrere a creare l’immunità di gregge. Studi Inglesi ci confermano come ci siano più contagiati tra vaccinati rispetto ai non vaccinati. Altri studi svedesi e americani affermano l’esistenza di un’efficacia negativa, nel senso che dopo tre-quattro mesi si ammalano di più le persone vaccinate e quindi sono più contagiosi rispetto ai non vaccinati. Questo è il dato fondamentale che sta cambiando le carte in tavola!

Baldini: Avvocato, il minore può farsi ascoltare?

Ripa: Sì, l’ascolto del minore è un grande tema nelle ultime riforme del diritto di famiglia in Italia, che mutua il principio del Diritto internazionale convenzionale a partire dalla Convenzione dei diritti dei bambini di New York del 1989. Nel nostro ordinamento giuridico, il minore viene ascoltato dal dodicesimo anno di età, però i giudici possono valutare di ascoltare i ragazzi con una certa capacità di discernimento anche prima dei 12 anni. Il Comitato di bioetica, durante la pandemia, ha espresso più pareri sul fatto che per il minore di 16 anni, anche nel caso in cui entrambi i genitori fossero sfavorevoli alla vaccinazione, contasse il consenso del minore. C’è questa tendenza che i grandi minori, cioè i ragazzi dai 16 anni in poi, possano esprimere all’Hub vaccinale una loro valutazione autonoma sul vaccino indipendentemente dalla scelta genitoriale. C’è da chiedersi però quanti siano i minori di quella fascia di età, in grado di valutare una scelta così importante che presuppone un’informazione a tutto tondo.

Serravalle: Io mi sono trovato spesso a parlare di questi argomenti con ragazzi adolescenti o con giovani adulti ai quali ho esposto i rischi della vaccinazione, e ho cercato di aiutarli in questa loro scelta. Quello che mi ha colpito profondamente è che nessuno di loro diceva di voler fare la vaccinazione per paura della malattia o di finire in ospedale, ma la motivazione era quella di voler riprendere la vita di prima, andare in discoteca, andare in pizzeria, fare sport.      Mi chiedo che società è questa, una società che spinge i ragazzi ad essere contenti e felici quando si ammalano: che messaggio abbiamo mandato a questi ragazzi? Che messaggio abbiamo trasmesso ai bambini che, improvvisamente, erano fieri del fatto che avevano il loro green pass da malattia come lasciapassare verso la normalità? Un messaggio terribile, secondo me. In questi anni, l’interesse dei minori è stato messo in secondo piano, lo vediamo dal modo con cui sono stati trattati, dalle sofferenze psicologiche note che hanno dovuto sopportare, questo è il segno che il bambino, il ragazzo, non è più al centro della nostra società.

Baldini: Che adulti saranno i bambini di oggi?

Serravalle: Bambini che non hanno quell’imprinting fondamentale di imparare le espressioni facciali, la mimica, il sorriso, la comunicazione non verbale, bambini che ancora oggi sono costretti a tenere le mascherine a scuola, anche quando è possibile il distanziamento fisico, bambini che hanno fatto la DAD e sono stati per settimane e settimane costretti all’educazione a distanza. Ci sono alcuni paesi che non hanno chiuso le scuole per tutti i periodi che abbiamo preso noi o che hanno imposto le mascherine come l’abbiamo imposte noi ai bambini e non ci sono stati degli aumenti o dei picchi di mortalità superiori ai nostri anzi, forse le cose sono andate molto meglio quindi le politiche adottate andrebbero un attimo riconsiderate soprattutto per non fare ulteriori danni. Le mascherine ai bambini andrebbero tolte subito, si è visto ed è dimostrata la loro inutilità nel prevenire i contagi. Le mascherine vanno mantenute in situazioni effettivamente di rischio laddove non sia possibile mantenere la distanza di sicurezza, ma in tutte le altre situazioni perseverare nell’usare la mascherina in questo modo è veramente diabolico.

Ripa: Sono sicuramente dei ragazzi che hanno vissuto un trauma: c’è stata un’interruzione della loro vita sociale e di comunità. In base alle mie esperienze, al tribunale per i minorenni di Roma, ho visto sicuramente dei minori spaventati, dei minori che hanno vissuto con grande incertezza questi ultimi anni e quindi c’è stata quasi una limitazione della loro progettualità; sono dei minori che stentano a dire cosa succederà a settembre, cosa succederà ad ottobre se ci saranno ancora le mascherine, se ci richiuderanno. I ragazzi sono per natura proiettati al futuro, ai progetti, a crescere con dei sogni e sicuramente la gestione della pandemia in Italia negli ultimi due anni ha “ucciso” le progettualità e i sogni degli adulti, ma in particolare dei ragazzi.

Serravalle: Vorrei aggiungere che noi li abbiamo privati di una cosa fondamentale, cioè di alcune tappe della loro vita sociale che non torneranno mai più, perché negare a un dodicenne o tredicenne le prime esperienze come prendere il pullman da solo, andare al cinema con gli amici, è veramente un furto del loro sviluppo. Io sto vedendo purtroppo sofferenze emotive, sofferenze psicologiche, disturbi psicosomatici e psicocomportamentali in un numero veramente impressionante di ragazzi e bambini. Mi capita di vedere, in più della metà dei miei piccoli pazienti, disturbi del sonno, d’ansia, d’attaccamento, crisi di anticipazione ed è veramente pesante doversi confrontare su queste cose.

Baldini: Per concludere, vi chiedo un consiglio legale ed un consiglio medico da dare a questi genitori, affinché possano fare una scelta più consapevole.

Ripa: Il mio consiglio è di partire dalla propria famiglia, dalla propria situazione e dal proprio ragazzo o ragazza; e in caso di disaccordo genitoriale, prima di arrivare ad una soluzione giudiziaria, rivolgersi ad un avvocato specializzato in diritto minorile che vi possa mettere in contatto con un medico o un pediatra capace di darvi qualche dato in più che noi non medici non riusciamo a rintracciare. Se possibile esprimere il principio di precauzione e intraprendere la via di mediazione stragiudiziale.

Serravalle: a me piacerebbe davvero che i bambini non fossero più lo strumento per il litigio dei genitori, cioè non fossero il pretesto per continuare a litigare. Mi piacerebbe che i bambini riacquistassero il diritto alla serenità e al riconoscimento del loro ruolo, questa sarebbe la cosa migliore. Quando è possibile, invito sempre i genitori a riflettere e a trovare un accordo; il compito dell’esperto è quello di fornire le informazioni allo stato attuale delle conoscenze più aggiornate, per poter salvaguardare e tutelare la salute del bambino. A mio avviso, in caso di bambino senza alcuna patologia, è più pericoloso vaccinare piuttosto che non vaccinare. Questo ci dicono le evidenze ad oggi!

Baldini: Vorrei chiudere facendo un appello a tutti gli adulti, ai genitori: proteggiamo questi ragazzi e aiutiamoli a ricominciare a sognare.

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