Paolo Sceusa, uomo di legge, giurista e docente, vive la sorpresa della pandemia e delle sue restrizioni, come un qualsiasi cittadino italiano. Lockdown, Dpcm, vaccini. Poi arriva il green pass e Sceusa si accorge che nella versione italiana della Gazzetta Ufficiale europea manca una frase molto significativa, che impone di non discriminare chi non è in possesso di green pass per la scelta di non vaccinarsi, nel momento in cui debba prendere mezzi di trasporto per attraversare un qualsiasi confine europeo. Un pezzo omesso solo nella traduzione italiana che viene successivamente corretta, senza però riportare l’intero testo. Un errore? No, perché subito dopo viene emesso un decreto legge, dove si impone il green pass per prendere aerei e treni a lunga percorrenza, violando così quella parte della legislazione europea.
Sceusa resta completamente scioccato: in 40 anni di pratica giuridica, è la prima volta che vede una cosa del genere! Stravolto dall’orrore, realizza un video denuncia nel quale conclude, dicendo: “Attenzione, chi è stato capace di alterare un testo ufficiale di legge allo scopo di poter violare una parte della norma, è capace di tutto”.
Sceusa comincia a fare ricorsi insieme ad altri avvocati, petizioni, denunce alla procura della Corte Internazionale Penale per tutta una serie di violazioni dei principi fondamentali che man mano, lui ed altri giuristi vanno rilevando, come il diritto al lavoro, il diritto allo studio, il diritto di riunione e di manifestazione del pensiero. Vedendo però che tutte le azioni di carattere giurisdizionale danno poca soddisfazione, dice basta.
“Mi sono detto che bisognava passare ai fatti, di protesta e di contrapposizione civile, democratica, non violenta; e ho pensato a qualcosa di diverso rispetto alle altre manifestazioni di dissenso pubbliche e pacifiche, qualcosa che potesse portare tanta gente dappertutto e non in un giorno solo, ma in un continuum spazio temporale. Nasce così la Marcia delle libertà”, racconta Paolo Sceusa. “Le persone marciano e si muovono in un’estensione che dipende solo da loro, dalla loro possibilità e dal loro tempo. Chi non ha impedimenti di nessun tipo può immaginare di fare una marcia lunga; poi ci sono i giornalieri o i domenicali, che si uniscono ad alcune tappe della marcia. Una cosa importante, dal mio punto di vista, è metterci una notte in mezzo perché questo genera la necessità, per il camminante, di trovare accoglienza dove non viene richiesto il green pass. È una marcia contro il green pass, ma anche contro l’obbligo vaccinale. Il vaccino deve essere una libera scelta. Io non sono contro i vaccini, ciascuno prende le medicine che vuole. Ma con questo medicamento nessuno vuole prendersi la responsabilità di sapere gli effetti che avrà a medio e lungo termine; ti fanno sottoscrivere un consenso informato che ha lo scopo di scaricare su te che ti vaccini anche la responsabilità civile e quella indennitaria. Nessuno ti risarcirà finché non sarai tu a dimostrare che la conseguenza che hai avuto è del vaccino e in quel caso, se sei stato obbligato, potrai aspirare ad un indennizzo che non è un risarcimento ma una cifra fissa che, fino ad ora, non ha ottenuto nessuno. Non c’è nessuna causa e nessuna azione risarcitoria che sia partita nei confronti di chi abbia avuto sintomi o conseguenze gravi da vaccino. O addirittura la morte, sostenuta dai parenti che vogliono un risarcimento. Nessuna di queste cause ha mai superato l’inizio dell’istruttoria, nella quale il giudice dice che c’è un consenso informato esibito dalla controparte (Stato, Ministero Sanità, Ausl ecc) dove c’è scritto chiaramente che non sono noti gli eventi avversi a medio e lungo termine. E per gli effetti avversi di tipo immediato, ti dicono che la prova che dipenda dal vaccino la devi dare tu, chiedendo una CTU. Ma siccome hai accettato la responsabilità di subire il danno, la CTU non viene ammessa. Quindi c’è un circolo vizioso: chi subisce un evento avverso rarissimamente trova un medico che lo segnali all’AIFA. È tutta un’architettura infernale che impedisce quel che attende di essere dimostrato, perché se i dati sono sotto stimati e incompleti, si capirebbe che il rapporto costi benefici (specialmente di fronte a certe fasce di età nelle quali i rischi sono bassissimi) è assolutamente svantaggioso. Nel momento in cui l’evidenza affiora e non viene accompagnata da un passo indietro, che altro è se non una premeditazione o un assoluto disinteresse alle conseguenze dannose del vaccino? È come se dicessero: “vaccinatevi, purché sia a vostro rischio e pericolo”. La vaccinazione è stata proposta come risposta ad un pericolo di infezione grave, letale, di tipo planetario. C’è chi dice (e io sono fra quelli) che le normative dell’OMS che vincolano e guidano l’OMS stesso nella dichiarazione di una pandemia sono state marcatamente violate. Cioè, qui si è proposta come pandemia senza che ci fossero gli indici rispettati dalle regole stesse dell’OMS. Questo è un affare su cui ci possono guadagnare tutti: produttori farmaceutici, tutti i distributori e tutti i governi. E la classe politica mondiale, che è l’unica che utilizzando leggi e decreti legge può veicolare, attraverso delle forme di imposizione, questa capillare vendita di vaccini. I vaccini non sono gratis!”
La marcia è una bellissima esperienza per chi la fa, e si sta moltiplicando perché chi ha partecipato, magari per un tratto, poi fa partire un’altra marcia più congeniale ai suoi tempi, ai suoi percorsi e al suo stato di forma. A volte partono 2 o 4 persone, altre volte 100… un po’ in ogni direzione.
Paolo Sceusa tiene vivo e aggiornato il suo canale telegram “paolo sceusa marcia delle libertà e per la pace”. I marciatori sono invitati a indossare gilet gialli o arancioni (che molti hanno in auto) in modo da veicolare un messaggio di contrarietà al green pass e agli obblighi vaccinali. La marcia stessa è libertà perché si muove, si sposta, perché fa stare la gente insieme, all’aperto. È anche un’attività fisica che fa bene soprattutto alla socialità.
“Mi sono staccato, ad un certo punto, per non essere identificato come un leader. Infatti, un altro dei numerosi messaggi della marcia è quello che è ora che uno prenda in mano la propria vita e le proprie scelte, senza andar sempre dietro come pecore ad un pastore, perché ricordiamoci che il pastore alla fine è quello che macella tutte le pecore” dice Sceusa. “Quando parte un ramo nuovo, vado volentieri e li accompagno per un paio di tappe, anche se la marcia non è mia. Mi piace tantissimo poter unire a questa attività salutare e di protesta netta e dichiarata, un aspetto culturale. È veramente una rete che si sta sviluppando da sola e che, secondo me, farà molto effetto nella propagazione di questo tipo di protesta, di contrarietà a quel che sta succedendo a proposito di obblighi e di green pass.”
Migliaia di persone hanno accompagnato l’ex-magistrato nelle marce. Tantissime anche vaccinate, stanche di questa situazione. Gente inferocita a causa del ricatto mostruoso ad alcune categorie, dove “o ti vaccini, o tu e i tuoi figli morite di fame”.
“Attenzione” conclude Sceusa “io delle istituzioni ho un rispetto supremo; delle persone che le stanno guidando adesso, purtroppo no, perché le stanno gestendo come se fossero una loro proprietà, da usare a scapito dei diritti fondamentali. E, come giurista, io questo non lo potrò ammettere mai!”