C’è stato un tempo, non troppo lontano, in cui protocolli e linee guida hanno reso gli ospedali un girone dell’inferno dove tutt’oggi ci troviamo.
La morte negata è un avvincente documentario ricco di emozioni e radicato nella dura realtà, che svela la struggente narrazione dei familiari di coloro che, spesso contro la propria volontà, sono stati inghiottiti dai reparti Covid degli ospedali italiani. Attraverso vive testimonianze, emerge la storia di persone che, varcando la soglia di quei reparti, hanno visto svanire i propri diritti.
“Siamo convinti che non si debba più nascondere il fatto che la conseguenza della imposizione istituzionale a delegare le diagnosi a protocolli di cura e a rendere plausibile e normativa la delegabilità delle decisioni di cura ai protocolli stessi, piuttosto che continuare ad ascriverle alla coscienza ed alla competenza del personale medico, stia portando – in realtà – a far delegare la personale coscienza e conoscenza del medico al sistema di IA (intelligenza artificiale): fatto ben visibile in ogni settore digitalizzato delle relazioni umane, che forse proprio per questo non meriterebbero più di essere chiamate tali” dice Alessandro Porcu, presidente di Grudi – Gruppo d’incontro, associazione che ha organizzato per il 27 gennaio a Foligno la proiezione del documentario di Amori, cui seguirà un dibattito che vede come ospiti: Alessandro Amori (regista e produttore), Barbara Balanzoni (medico anestesista rianimatore, laurea magistrale in giurisprudenza, consulente tecnico), Grazia Piccinelli ( Comitato Fortitudo ), Francesca Bagaglia ( Comitato Nazionale Psicologi EDSU), Elvio Ciferri (comitato familiari vittime Covid).
Partecipazione gratuita obbligatoria al link https://bit.ly/lamortenegata
Continua Alessandro Porcu: “Riapproriarsi del diritto ad avere una coscienza umana non delegata e non delegabile, è certamente compito inderogabile di ogni essere umano, che voglia avere una coscienza attiva ed intenda evolvere in un percorso coscienziale senza strumenti (intesi per tali i protocolli, le linee guida, e tanto più l’Intelligenza Artificiale), che appaiono ormai essere considerabili – nella migliore delle ipotesi – come protesi coscienziali, e che invece di essere aumentative, nella realtà depauperano ogni soggetto di quella che veniva chiamata, e vorremmo che ancora lo fosse, dignità umana e/o ciò che ne è la principale qualifica identificativa dell’essere umano: l’umanità”
Segue l’intervista ad Alessandro Amori, regista e autore de La morte negata, in cui racconta di questa toccante esperienza e delle implicazioni che ha avuto sulla vita di coloro che vi sono stati coinvolti.
C.Baldini: Alessandro Amori, perché scegliere di occuparsi di tematiche sensibili, fuori dal mainstream? Qual è la tua esperienza di cittadino, prima di tutto e poi di professionista?
A.Amori: Ho cominciato ad occuparmi di tematiche sociali già dal 2017, quando scendevo in piazza per l’allora decreto Lorenzin (diventato legge) che imponeva prima 12 poi 10 vaccini ai bambini, pena l’esclusione dalle scuole (all’inizio si parlava anche dell’esclusione dalla patria potestà). In quanto padre ero fortemente preoccupato, così partecipavo alle manifestazioni e mi rendevo conto che, nonostante ogni volta fossero presenti varie migliaia di persone, non venivano poi rendicontate dai vari media mainstream. La mia esperienza ventennale come montatore per i maggiori network televisivi mi fece comprendere che c’era la volontà di non far passare determinate informazioni. Allora mi armai di una piccola telecamerina e cominciai a raccontare la protesta dall’interno, le storie delle famiglie con bambini danneggiati da vaccino e dei primi medici radiati. Nacque così il primo documentario Vax over. Da quel momento non ho più smesso e, lungo il tragitto, ho incontrato collaboratori ed altri filmmaker che come me condividono l’esigenza di dar voce a realtà taciute e omesse dalla narrazione imperante.
C.Baldini: Durante le riprese di La morte negata hai vissuto il dolore e la rabbia dei familiari che hanno subito queste esperienze disumane. Cosa ti ha lasciato?
A.Amori: Generalmente durante le riprese faccio leva sull’aspetto più professionale, raccolgo le testimonianze, cerco di essere attento ai contenuti e di mettere a proprio agio l’intervistato; mi occupo degli aspetti tecnici, della luce, dell’audio, della tecnica di ripresa, della scelta dell’inquadratura. E questo mi scherma da tutto quel mondo emotivo che poi esplode e mi sovrasta nel momento in cui sono da solo al montaggio. Lì, entro in contatto con tutta la drammaticità delle testimonianze in cui non posso che immedesimarmi. Questa volta, con “la morte negata”, è stata davvero dura e mi sono anche chiesto se fosse il caso di continuare a rimanere in questo paese. Mentre con Invisibili trattavamo il tema delle reazioni avverse da vaccino, quando il vaccino, seppure in un contesto di grande disinformazione, coercizione, un obbligo più o meno esplicito, è stato comunque una scelta. Chi ha voluto non vaccinarsi, pagando un prezzo magari molto alto, ha potuto non farlo. In questo caso, invece, si è visto violare il libero arbitrio, la possibilità di scelta. Il fatto di vivere queste emozioni così profonde e difficili da gestire è di fatto il segreto della riuscita del documentario, perché è provando delle emozioni che posso poi trasmetterle al pubblico.
C.Baldini: Il documentario ha una grande diffusione attraverso canali non ordinari. Che peso ha la censura sui social e del mainstream? Quali scelte di distribuzione avete fatto con Playmastermovie?
A.Amori: Sui social siamo censurati ormai da tanto tempo. Abbiamo dei canali chiusi e altri solo nel cosiddetto shadow ban. Parallelamente, però, abbiamo sempre più riscontro da parte del pubblico che incontriamo alle proiezioni, con cui ci stringiamo la mano, ci scambiamo delle opinioni che per noi sono il vero valore aggiunto di questa modalità di produzione e di distribuzione che consente un’economia circolare basata sul dono: Playmastermovie viene supportato con donazioni per la realizzazione del documentario, che poi offre gratuitamente alle associazioni e ai comitati che intendono organizzare delle proiezioni. Playmastermovie richiede che siano sempre a ingresso libero con contributo consapevole. Tutto ciò si basa sulla fiducia e questo ci consente di uscire da quel paradigma commerciale che riteniamo responsabile di una schiavitù da parte di molti artisti e di molti imprenditori, mentre a noi garantisce, invece, libertà, indipendenza e soprattutto una sinergia sui vari territori. In qualche modo, questo è il vero valore aggiunto di questa operazione che ci fa dimenticare la censura sui social.
Nel documentario, tra le varie testimonianze, c’è quella di Elvio Ciferri. La storia che segue è accaduta in Umbria alla sua mamma, la signora Elena Massimina Radicchi Del Citerna.
C.Baldini: nel documentario lei testimonia un’esperienza forte e drammatica che l’ha coinvolta. Ce la può raccontare?
E.Ciferri: Mia madre Elena, 86 anni, nella tarda serata dell’8 dicembre 2022, mentre stava andando a letto, inciampò su una pantofola e cadde per le scale, procurandosi un’escoriazione dietro la testa sul cuoio capelluto, dovuta allo sfregamento contro lo spigolo di un mobile. Sanguinava e non sapendo come medicarla (assumeva anche la cardioaspirina) la portai al pronto soccorso. Qui la ricevettero subito e la trattennero diverso tempo. Io ero stato fatto andare fuori, ma ogni tanto rientravo perché la sentivo urlare che voleva andarsene. Le venne fatta una tac e una radiografia al collo, da cui mi rassicurarono che non c’erano lesioni interne. Poi guardarono il computer e dissero: “Non è vaccinata!”. Dopo un po’ “È positiva al Covid!”.
Arrivarono due personaggi (medici?) che dissero che doveva essere ricoverata, perché dalle radiografie al collo si intravedeva una possibile polmonite da covid. Lei continuava a urlare dicendo che non voleva essere ricoverata per nessuna ragione, e che voleva andare a casa subito.
Loro la tenevano seduta su una barella, le avevano tolto le mutande e le dicevano che i suoi bisogni doveva farli nel pannolone che le era stato messo. Per il resto, ignoravano completamente ciò che lei diceva. La trattavano come una cosa, non come una persona.
Dissi loro di ascoltarla, perché lei ripeteva continuamente ad alta voce di non voler essere ricoverata, e di voler andare a casa.
Dissi che nemmeno io volevo che la ricoverassero. Mi risposero “Lei chi è?”
“Io sono il figlio” risposi.
E loro “È il tutore legale?”
Feci osservare che non ero il tutore legale perché lei non era interdetta, non aveva il tutore legale ed era perfettamente capace di intendere e di volere. Mi risposero che io non contavo niente. La caricarono a forza su un’ambulanza destinata in altro ospedale a 70km di distanza, mentre urlava che non voleva. Qui, la mattina dopo per telefono, mi dissero che non aveva la polmonite ma solo Covid. Dopo 4 giorni, il 13 dicembre, le permisero di parlare con me tramite video e lei mi disse di salutare tutti. Qualche ora dopo, mi telefonarono dicendomi che era morta per arresto cardiaco e che non avrei più potuto rivederla, perché dopo averla disinfettata l’avrebbero messa in un sacco nero. E così è stato. Ho visto solo una bara chiusa il giorno del funerale.
Dalla cartella clinica risulta che fin dal primo momento ha ricevuto dosi di sedativi, e così anche nel secondo ospedale. Lei non voleva stare lì, non voleva le loro “cure” e ha lottato fino all’ultimo per andarsene, fino a quando il cuore non ha retto più.
Mia madre era una persona molto intelligente, era stata 40 anni direttrice di un ufficio postale, amava l’arte, la storia, l’antiquariato. Era felice se poteva andare a vedere mercatini (era spesso a Pissignano), nei ristoranti, a visitare antichi santuari. Era abituale vederla a La Verna, a Camaldoli, a Santa Maria degli Angeli, a Loreto. Amava viaggiare in auto con me. Voleva scegliere lei le cure e si fidava di pochi medici.
Non ha mai voluto fare vaccini, eccetto una volta l’antitetanica, molti anni fa. Non accettava imposizioni da nessuno. Purtroppo, loro non hanno tenuto in nessun conto della sua volontà, per loro era una merce, un oggetto. Una cosa da usare e da buttare poi nel sacco come un rifiuto.
C.Baldini: Elvio, come si curano le ferite dell’anima? Quelle che un’esperienza disumana come questa lascia addosso?
E.Ciferri: Io sto un po’ meglio quando posso farle giustizia raccontando cosa le è successo. La gente crede sia morta di covid perché non vaccinata, ma non è così: lei non aveva alcun sintomo di Covid, né febbre né sintomi influenzali, fino alla sua morte. Da oltre dieci anni, a volte, aveva la saturazione un po’ bassa dovuta alla sua cardiopatia che però le passava stando all’aperto. Ed era cosa nota. Interpretare questo come Covid è stato criminale.
Ed è proprio all’interno degli ospedali che opera il comitato Fortitudo che ha presidente, Grazia Piccinelli.
C.Baldini: Di cosa si occupa il comitato Fortitudo?
G.Piccinelli: Noi proteggiamo le persone all’interno degli ospedali, soprattutto dopo che siamo venuti a sapere cosa è successo nei reparti negli ultimi 4 anni. Non abbiamo più fiducia, perché anche se esiste una carta del diritto del malato, non viene ottemperato nulla di quello che c’è scritto sopra. Gli ospedali ormai si chiamano aziende sanitarie e dietro c’è un grande business. Per un tampone, ad esempio, all’ospedale vanno 700€; più, se risulti positivo (ancora adesso ci sono le tariffe del Covid) sono 3750€ a persona al giorno per un ricovero ordinario in un reparto di degenza tipo medicina; in terapia intensiva sono quasi 10000€ a persona al giorno. Le persone stanno cominciando a temere per la loro vita, perché con l’applicazione di protocolli e linee guida, non si è più visti come persone ma numeri che portano soldi o meno. C’è disumanità negli ospedali e noi dobbiamo riportarvi l’umanità.
Ricordiamo nuovamente l’invito di GRUDI a Foligno
SABATO 27 GENNAIO
presso la Sala Rossa del Palazzo Trinci
in Piazza della Repubblica
INVITO ALLA CITTADINANZA PER UN MOMENTO DI RIFLESSIONE CON LA VISIONE
DEL DOCUMENTARIO “LA MORTE NEGATA”
A CUI FA SEGUITO IL DIBATTITO
ingresso dalle ore 16.30 con termine alle ore 20
Partecipazione gratuita obbligatoria al link https://bit.ly/lamortenegata
La tavola rotonda sarà mandata in diretta sul canale Facebook di 9MQ Cronaca e attualità (servizio curato da Andrea Guerrini) e sul canale YouTube de l’arte del comunicare.
per info e stampa
Tel.3519325551 – ufficiostampa@claudiabaldini.it