Cos’hanno fatto di sbagliato i medici di IppocrateOrg?
Hanno curato e salvato oltre di 60.000 malati di Covid-19 da inizio pandemia, gratuitamente, con un protocollo di cure domiciliari condiviso da medici di tutto il mondo ma, in Italia, non ancora riconosciuto. Perché qui vale il principio di “Tachipirina e vigile attesa” dal quale tantissimi medici di base non si discostano seppur non sia più obbligatorio.
Ma anche i sassi oramai sanno che è un approccio totalmente sbagliato! Questo sì che è sbagliato! E che bisogna intervenire nei primi giorni in cui si presenta la positività, perché così dalla Covid-19 si guarisce.
Ieri Mauro Rango (fondatore dell’Associazione IppocrateOrg) ha rilasciato un video comunicato attraverso il quale ha annunciato un momento di criticità a causa della sospensione dei medici dedicati al servizio di assistenza 999 che hanno rifiutato l’inoculazione del siero sperimentale. Per questo motivo l’associazione è stata costretta a mettersi in pausa fino al 31/12, data in cui auspica di riaprire il 999 con nuovi medici.
È quindi dichiarato aperto il mese dedicato all’arruolamento dei medici!
Si invitano i lettori a dare massima condivisione a questo articolo.
Guarda la rubrica dedicata a IppocrateOrg sul nostro magazine.
Giuramento di Ippocrate nella versione moderna
Consapevole dell’importanza e della solennità dell’atto che compio e dell’impegno che assumo, giuro:
– di esercitare la medicina in autonomia di giudizio e responsabilità di comportamento contrastando ogni indebito condizionamento che limiti la libertà e l’indipendenza della professione;
– di perseguire la difesa della vita, la tutela della salute fisica e psichica, il trattamento del dolore e il sollievo dalla sofferenza nel rispetto della dignità e libertà della persona cui con costante impegno scientifico, culturale e sociale ispirerò ogni mio atto professionale;
– di curare ogni paziente con scrupolo e impegno, senza discriminazione alcuna, promuovendo l’eliminazione di ogni forma di diseguaglianza nella tutela della salute;
– di non compiere mai atti finalizzati a provocare la morte;
– di non intraprendere né insistere in procedure diagnostiche e interventi terapeutici clinicamente inappropriati ed eticamente non proporzionati, senza mai abbandonare la cura del malato;
– di perseguire con la persona assistita una relazione di cura fondata sulla fiducia e sul rispetto dei valori e dei diritti di ciascuno e su un’informazione, preliminare al consenso, comprensibile e completa;
– di attenermi ai principi morali di umanità e solidarietà nonché a quelli civili di rispetto dell’autonomia della persona;
– di mettere le mie conoscenze a disposizione del progresso della medicina, fondato sul rigore etico e scientifico della ricerca, i cui fini sono la tutela della salute e della vita;
– di affidare la mia reputazione professionale alle mie competenze e al rispetto delle regole deontologiche e di evitare, anche al di fuori dell’esercizio professionale, ogni atto e comportamento che possano ledere il decoro e la dignità della professione;
– di ispirare la soluzione di ogni divergenza di opinioni al reciproco rispetto;
– di prestare soccorso nei casi d’urgenza e di mettermi a disposizione dell’Autorità competente, in caso di pubblica calamità;
– di rispettare il segreto professionale e di tutelare la riservatezza su tutto ciò che mi è confidato, che osservo o che ho osservato, inteso o intuito nella mia professione o in ragione del mio stato o ufficio;
– di prestare, in scienza e coscienza, la mia opera, con diligenza, perizia e prudenza e secondo equità, osservando le norme deontologiche che regolano l’esercizio della professione
Autore
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Consulente comunicazione - Proprietaria e direttore di testata giornalistica indipendente "L'Arte del comunicare" - P.R. - Speaker - Formatrice
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