In mezzo ad arcobaleni e canti sui terrazzi abbiamo chiuso, senza più riaprirlo, il ristorante che avevamo preso in gestione già con molte difficoltà.
Mentre i Tg proclamavano Ristori per tutti, noi restavamo senza reddito e senza ristori. “Arriveranno!” ci dicevano amici e parenti, infastiditi però da quell’egoismo che dimostravamo di fronte ad un’emergenza sanitaria. Ma dall’ARRIVERANNO, siamo passati al “Forse non avete compilato correttamente la documentazione…” per poi finire con un silenzio assordante e la totale indifferenza da parte di tutti.
Mio marito resta a casa senza diritto alla disoccupazione, io invece torno a lavorare come docente alla primaria e per fortuna, dopo quasi un anno, lui trova finalmente occupazione come operaio a turni.
La storia s’intermezza tra la DAD dei miei tre figli, i debiti, i tg, la pressione che sale.
Poi arrivano i tamponi per i docenti…
Accetto il compromesso costringendomi ad una sorta di libertà vigilata, perché diventa impossibile avere una vita tra lavoro, figli e 3 tamponi a settimana. Provo diverse farmacie finché non ne trovo una dove nonostante tu debba aspettare fuori, al freddo, al buio e sotto la pioggia, quando finalmente arriva il tuo turno, l’addetto al tampone ti scalda il cuore con un sorriso e semplici gesti di un’epoca che sembra ormai dimenticata, un’epoca dove si potevano avere idee diverse ma trattarsi ugualmente con rispetto.
Lascio la primaria dove diventa obbligatoria la mascherina per i bambini e passo all‘infanzia.
Il clima a scuola è tossico, una sorta di follia generalizzata dove non c’è spazio per la logica, il buon senso e l’amore ma i bambini mi ripagano di tutta la fatica e con i loro sorrisi liberi e sinceri mi tolgono tutti i dubbi e mi fanno sopportare la lettera scarlatta che pesa ogni giorno di più.
Poi arriva l’obbligo della vaccinazione… la pressione diventa schiacciante e anche l’odio cresce fino alle stelle. Tutto è celato da sorrisi imbarazzati nascosti dietro le mascherine.
“ La scelta” così viene chiamata dai miei datori di lavoro, diventa mia e quindi anche la colpa di lasciare una classe scoperta perché preferisco essere sospesa piuttosto che cedere.
In tutto questo finisco per ben 2 volte in quarantena causa contatto con positivo, tutti vaccinati con doppia dose, ma questi sono dettagli.
La giostra della vita ricomincia a girare, adesso sono io quella senza lavoro… Il motivetto circense si ferma e lo speaker annuncia che in serata si terrà l’ennesimo Consiglio dei Ministri… L’ondata di panico che mi assale è assoluta…
(SEGUE)
“Una sensazione di stranezza mi pervade quando invio queste mail… Il mio cervello cerca come sempre la via razionale e mi avverte della completa follia di scrivere riflessioni e confidenze a…
“A chi stai scrivendo?!” continua a chiedermi con voce perentoria “Perchè?!”
… Perchè… bella domanda…
Forse però il punto è che non deve esserci per forza una risposta…
Forse e ribadisco Forse, il solo fatto di sentirlo in una maniera così viscerale e violenta lo rende legittimo. Il nostro corpo ha bisogno dell’acqua per vivere anche se il nostro cervello non conosce tutta la biologia che si nasconde in quel semplice gesto. Forse e dico solo Forse, il sentire è più che sufficiente per tenerci in vita. Così eccoci qui… Riassumendo: ristorante chiuso… sospesa ecc ecc Nulla di nuovo tranne che per il differente Sentire… La mia famiglia prende il Covid, tutti e 5.
Il mio cervello non si spiega il Perchè il mio corpo non stia producendo tutte le endorfine del caso. Dov’è l’euforia? Dov’è la gioia di poter finalmente salire sulla scialuppa di salvataggio dopo più due anni?
Il mio cellulare che generalmente tace viene inondato di messaggi felici e di vittoria: “Finalmente hai preso il Covid!”, “Avrai DIRITTO al tuo Green Pass!”, “Potrai tornare alla NORMALITA’ e da tutti noi…” Nessuno accenna al fatto che questo trionfale ritorno è a tempo determinato e sottoposto a condizioni e nessuno ma proprio nessuno, si pone la domanda: Vuole tornare?
Ed eccolo qui il Sentire, chiaro, inconfondibile… aria fredda che ti investe e ti sveglia dal torpore in cui sembriamo tutti essere caduti.
Voglio dovere esibire la mia carta fedeltà ad ogni passo? No
Voglio solo per il fatto di possedere, senza alcun “Merito” far sentire qualcun altro escluso perchè non ha avuto la stessa “Fortuna” (di aver contratto una malattia potenzialmente mortale)? No
Voglio essere complice della discriminazione che avviene a scuola a carico di bambini e famiglie? No
La risposta è sempre No. Guardo mio marito che mi sorride, arreso e complice della follia in cui ci siamo imbarcati e mandiamo le Dimissioni, un No a tutto quello che vogliono imporci.
Un semplice, meraviglioso, sofferto NO.
(giorni dopo)
21 giorni di quarantena… praticamente un sequestro di persona da parte dell’Asfo e come da manuale, parlando con altri reduci, si trova sempre qualcuno che soffre della Sindrome di Stoccolma e cerca di giustificare anzi, di dipingere come benefattore, il proprio sequestratore. Dopo 21 giorni di Lockdown, se non peggio, visto che in realtà non si poteva neanche andare a fare la spesa, il tornare alla “civiltà” risulta veramente un’esperienza extracorporea.
Accompagno i miei figli che rientrano a scuola dopo più di un mese di Dad, perchè erano già a casa, visto i continui casi di positività che avevano in classe (Anche su questo ci vorrebbe un trattato visto che conosco genitori, all’apparenza normodotati, che fanno giornalmente al figlio un tampone prima di uscire… A questo punto sono indecisa se passargli il mio Bonus Psicologo o chiamare i Carabinieri!) e nel parcheggio vedo tutti i ragazzini in giardino, in attesa di entrare con indosso la Ffp2. Ricordo alle mie creature che all’aperto adesso (ADESSO….) non serve e gli chiedo di informarsi sul perché, tutti indossano quella particolare mascherina visto che il suo utilizzo è limitato ad alcuni casi e per un tempo ben definito. Riparto e vedo i miei bellissimi ragazzi che si cambiano la mascherina e si mettono la Ffp2 direttamente in giardino… Sento il sangue ribollire, vorrei ingranare la retromarcia per urlargli di toglierla ma poi penso che sono stata io ad educarli al rispetto delle regole e quindi non posso lamentarmi… Certo non avrei mai pensato che le regole potessero cambiare fino a questo punto… Forse, mi dico, è il caso di tenere il Bonus Psicologo… Faccio un bel respiro ma il sangue non si placa così chiamo la rappresentante di classe per chiedere se hanno avuto particolari indicazioni e lei candidamente, mi risponde che i professori preferiscono così PER SICUREZZA.
Le parole non bastano, l’immagine adatta alla situazione è l’eruzione di un vulcano…
Respiro profondamente (senza mascherina!) e risolvo anche questa situazione con diverse mail alla Coordinatrice di classe e alla Preside dove evito di utilizzare la logica o dio non voglia un minimo di umanità ed empatia, per non parlare di dati scientifici sui danni da privazione di ossigeno e accumulo di anidride carbonica e mi limito a sottolineare, visto il loro amore sfrenato per l’esecuzione pedissequa di tutte le nuove norme, allegati e postille varie che, così facendo, si stanno discostando dall’attuale normativa vigente.
Risultato: tutti sull’attenti e da lunedì, mascherina chirurgica per tutti.
Dovrei essere felice ma come sempre, il pensiero di robot che hanno a che fare con i miei figli non mi fa stare serena… Così cerco un contrappeso a questa sterilità e chiamo mia madre per andare a mangiare a casa, magari con la famiglia di mio fratello.
Risultato: … inaspettato… Visto che mio marito, all’ultimo tampone (eseguito almeno 5 giorni prima) era risultato ancora positivo è preferibile, PER SICUREZZA rimandare…
Quindi per l’Asfo possiamo rientrare in società ma per mia madre con tre dosi e l’antinfluenzale, ancora no.
Altri respiri profondi… Non ho respirato così profondamente neanche durante i parti e ne ho fatti tre!
Vengo assalita da una disperazione allucinante. E’ come se gli alieni avessero rapito tutti quelli che conosco tranne noi, io non riconosco più nessuno…
Allora dopo vent’anni di insegnamento, mi sforzo di fare quello che generalmente faccio (o almeno facevo…) quando mi trovo davanti ad un bambino che non comprende il concetto che sto spiegando, non perchè non sia in grado ma perchè probabilmente detto in maniera molto semplice è come se parlassimo due lingue diverse, cerco quindi un Terreno comune.
Mi ci vuole un po’ per trovarlo, uno sforzo incredibile perchè la verità è che io sono fermamente convinta di avere ragione nel modo più assoluto e che sono loro ad avere torto. Ed eccolo qui il nocciolo di tutto il problema NOI/LORO …
Sono bloccata…
Un po’ di aria fresca è quello che mi ci vuole, così esco in giardino e camminando scopro nascosto sotto le foglie dei Faggi un bellissimo Crocus giallo. Resto incantata a contemplarlo e solo successivamente mi viene in mente che in realtà quell’autunno ne avevo piantati più di 100 eppure ora, a sfidare le notti ancora gelide, ce n’era solo 1. Solo lui si stava godendo i tiepidi raggi del timido sole di febbraio…
Forse gli altri hanno paura di uscire, penso.
Ed eccolo lì il Terreno Comune: la paura…
Come mi sentirei io se fossi profondamente convinta, non importa se a torto o a ragione, che c’è questo virus letale che rischia di uccidere tutti al solo contatto e qualcuno, che probabilmente lo ha ancora attivo in corpo, mi chiamasse per venire a pranzo da me?
Lo prenderei per pazzo (e qui rientra in gioco il Bonus Psicologo!) o comunque per un incosciente e di sicuro, avrei la dolorosa certezza che per questa persona, la mia vita non conta nulla.
Così eccoci qui.. C’è un burrone e ai lati opposti della spaccatura si trovano differenti tipi di persone, entrambe convinte di avere ragione ed entrambe sinceramente preoccupate della fine che si apprestano a fare gli altri se non fanno il salto e non li raggiungono dal loro lato. Perchè il loro, è il lato più SICURO.
Non posso saltare o meglio Non voglio saltare. Come loro anche io sono convinta che il mio lato, anche se più pericolante e con meno comodità, sia il più sicuro ma ora, posso posare una tavola di legno tra i due margini del burrone, un “terreno” comune. Non giustifico nulla di quello che hanno fatto o contribuito a fare a me e ai miei figli con la loro scelta o la loro sottomissione ma almeno adesso posso guardare il viso dell’altro e riconoscere che, pur essendo completamente diversi, qualcosa in comune ce l’abbiamo: paura.
Loro di morire, Noi di non vivere.
Laura Bianco
Autore
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Consulente comunicazione - Proprietaria e direttore di testata giornalistica indipendente "L'Arte del comunicare" - P.R. - Speaker - Formatrice
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